Verbale della riunione del 3 ottobre 2017
Sono presenti:
Santambrogio, P. Montesperelli, M. Cerulo Quaderni di teoria sociale
Fedele Cuculo Sociologia
Assunta Viteritti Scuola democratica
Paolo Magaudda Tecnoscienza
Attila. Bruni Studi organizzativi
Marco Santoro Sociologica
Marco Santoro Studi culturali
Carlo Bordoni Prometeo
Vincenzo Cesareo Studi di sociologia
Lella Mazzoli Sociologia della comunicazione
Paolo De Nardis Rivista trimestrale di scienza dell’amminisrazione
Paolo De Nardis Rivista di studi politici
Giovanni Boccia Artieri Mediascapes
Giovanni Boccia Artieri Sociologia della comunicazione
Paolo Zurla Autonomie locali e servizi sociali
Paola Di Nicola Italian Sociological Review
Paola Di Nicola Sociologia e politica sociale
Paola Borgna, Paolo Ceri Quaderni di sociologia
Gabriele Tomei Rassegna italiana di valutazione
Roberta Sassatelli Rassegna italiana di sociologia
Carlo Sorrentino Problemi dell’informazione
Emiliana Mangone Journal of Mediterranean Knowledge
Alice Mattoni, Luca Raffini Partecipazione e conflitto
Angela Perulli Cambio
Angela Perulli Stato e mercato
- Bettin, L. Viviani, A. Spreafico, A. Pirni, S. Poli Società/Mutamento/Politica
Stefano Cecconi Rivista delle politiche sociali
Valeria Fargion Politiche sociali/Social policies
Maurizio Bergamaschi Sociologia urbana e rurale
Domenico Perrotta Etnografia e ricerca qualitativa
Roberta Bisi, Raffaella Sette Rivista di criminologia, vittimologia e sicurezza
Valerio Pocar Sociologia del diritto
Mariella Nocenzi International Review of Sociology
Mariella Nocenzi Glocalism
Maurizio Ambrosini, Andrea Torre Mondi migranti
Franca Roncarolo, Cristopher Cepernich Comunicazione politica
Paolo Parra Saiani Rivista latinoamericana
Luca Corchia Lab’s Quarterly
Simona Scotti, Arnaldo Nesti, Veronica Roldan Religioni e società
Veronica Roldan Visioni latinoamericane
Vittorio Mete Meridiana
Alle ore 15:30 Santambrogio e Borgna danno il via ai lavori, ringraziando tutti per la presenza.
Santambrogio ringrazia Bettin Lattes per aver organizzato l’incontro e presenta l’ordine del giorno, che viene distribuito ai partecipanti.
Ordine del giorno
Ambrogio Santambrogio (coordinamento della riunione)
- Il ruolo delle riviste nella produzione scientifica sociologica
- Perché un coordinamento delle riviste di sociologia
- Struttura del coordinamento e sua organizzazione
- Rapporti del coordinamento con le istituzioni (in particolare con AIS)
- La valutazione ANVUR delle riviste non bibliometriche
- Confronto tra i partecipanti sulle questioni future da affrontare
- Definizione del prossimo appuntamento
Varie eventuali
Chiusura dei lavori: indicativamente verso le ore 18.
– Santambrogio richiama i motivi del presente incontro: “Nei primi giorni di ottobre del 2016, la rivista che dirigo, Quaderni di Teoria Sociale, ha ricevuto una lettera da Anvur in cui si chiedeva di inviare le valutazioni (referaggi). Questo perché gli autori che avevano scritto sui QTS avevano ricevuto una votazione medio-bassa da VQR. Ho ritenuto questa richiesta un vero e proprio sopruso, perché vi è un rapporto tra autore e rivista tale per cui non può essere resa pubblica la valutazione. Inoltre, credo che questo sia un criterio del tutto improprio: si pensi ai giovani colleghi non strutturati o agli autori stranieri che pubblicano sulla rivista e che non partecipando alla VQR non rientrano nella valutazione.
La domanda dunque è quali siano o quali debbano essere i criteri di valutazione delle riviste non bibliometriche. L’idea di quest’incontro è dunque nata da una email inviata ad altri direttori di riviste sul problema in questione. Con i colleghi Borgna e Campelli ho così iniziato a programmare un incontro del genere, al fine di costituire un coordinamento di tutte le riviste di area sociologica.
Credo sia importante rivederci, per mettere le premesse per continuare questa nostra esperienza. Potremmo incontrarci di nuovo qui, in questa struttura. Eleggere Firenze come sede dei prossimi incontri e darci una struttura leggera”.
Segue una serie di interventi sui problemi sollevati da Santambrogio.
– Montesperelli: “ci siamo incontrati col CUN, in particolare con il presidente Graziosi, settimana scorsa e ci hanno comunicato che noi sociologi siamo il 3% del personale docente dell’Università. Graziosi dice che il sistema della valutazione ha complessivamente funzionato, ma sono emerse aree di sofferenza: uno di queste è quella sociologica. Il 5% dei sociologi risulta eccellente, ma come è possibile un dato simile, così basso? Il dato è probabilmente falsato, cioè sottostima il dato reale. Questo si verifica – sostiene sempre Graziosi – perché sembra che i sociologi siano estremamente litigiosi tra loro e questo li penalizza”. Per questo motivo, Montesperelli ritiene necessaria una iniziativa di coordinamento e non di scissione. Spirito di coesione e non di scissione, vitale per l’area sociologica.
– Pocar: ringrazia per l’organizzazione dell’incontro. Poi aggiunge: “è vero quanto detto da Montesperelli, siamo molto litigiosi. Questa iniziativa è molto utile e condivido l’idea di un coordinamento leggero”.
– Di Nicola: “Per tutto il mio mandato da presidente AIS, ho insistito affinché si maturi una cultura dei referee e del referaggio, perché spesso chi lo effettua non si rende conto degli effetti delle sue valutazioni. Potremmo essere, non dico più duri, ma più esigenti nei confronti dei referee, chiamarli a giustificare le loro affermazioni. Dobbiamo cominciare a renderci conto che, quando valutiamo un prodotto, la nostra azione ha degli impatti sulla vita delle persone che inviano gli articoli”.
– De Nardis: ringrazia per l’organizzazione dell’incontro e si dichiara d’accordo con Santambrogio. Poi interviene sulla questione della litigiosità sociologica: “Gli “anziani” qui presenti possono confermare che tale litigiosità ha più volte comportato guasti enormi nella storia istituzionale della disciplina. Ricordo quanto, a volte, abbiamo dovuto soffrire, forse anche per una emotività marcata, che genera problemi. Questo coordinamento delle riviste potrebbe in effetti moderare tali emotività negative. Inoltre, tale coordinamento può generare una semantica comune, ovvero un modo comune su come trattare le questioni e, ad esempio, ridare dignità ai comitati scientifici che sovente vediamo essere lì, su carta, senza che vengano riuniti. Credo che la stessa ANVUR ci chiederebbe meno di rendere conto dei referaggi se i comitati scientifici lavorassero con maggiore frequenza e assisuità”.
– Ambrosini chiede che, per il prossimo incontro, venga individuata una sede con la disponibilità di microfono e collegamento Wi-Fi libero.
– Mattoni prospetta la disponibilità di un’aula in Palazzo Strozzi, con Wi-Fi e microfono, e si offre di prendere contatti per il prossimo incontro. Tutti approvano.
– Santambrogio prende atto del comune accordo sulla proposta di tenere Firenze come sede dei prossimi appuntamenti, usando preferibilmente l’aula di Palazzo Strozzi, e sull’idea di mantenere un coordinamento con una struttura leggera. Poi parla del rapporto con le istituzioni, proponendo che il coordinamento creatosi interagisca, oltre che con AIS e altre istituzioni sociologiche, anche con altre discipline, per ampliare il più possibile lo spettro delle nostre collaborazioni.
– Borgna ringrazia Santambrogio per avere scritto ad alcuni colleghi, lei compresa, nell’ottobre del 2016, l’email da cui si può dire sia scaturita l’idea di un collegamento tra le riviste italiane di sociologia e l’incontro odierno. Ricorda poi che il coordinamento dell’area 14 ha avuto un incontro sul tema della valutazione delle riviste con il presidente dell’Anvur, prof. Graziosi, il 20 dicembre 2016. All’incontro erano presenti i presidenti delle associazioni scientifico disciplinari di area 14; per i sociologi, la presidente dell’AIS. Aggiunge inoltre che il 26 gennaio 2017 si è svolto a Roma, presso il Miur, un seminario sulla valutazione delle riviste scientifiche in ambito umanistico organizzato dalla conferenza delle associazioni scientifiche di area giuridica. Al seminario sono state rappresentate le aree dalla 10 alla 14; hanno partecipato ai lavori i professori Andrea Graziosi (Anvur) e Andrea Lenzi (Cun).
Invita i colleghi a rilevare come la classificazione Anvur delle riviste, nata ai fini dell’Abilitazione Scientifica Nazionale (come esplicita il sottotitolo del Regolamento per la classificazione delle riviste nelle aree non bibliometriche) sia di fatto oggi utilizzata, in molti Atenei, in valutazioni svolte ad altri fini. Fa notare infine che si è in attesa di conoscere la composizione dei Gruppi di Lavoro per la classificazione delle riviste ai fini dell’Abilitazione Scientifica Nazionale validi per il triennio 2017-2020, per i quali Anvur ha avviato la procedura per l’acquisizione di manifestazioni d’interesse a ricoprire l’incarico di esperto (scadenza presentazione candidature: 28 giugno 2017).
Sulla questione della verifica dei requisiti per la permanenza in classe A delle riviste, torna sulla inappropriatezza dell’utilizzo dei dati raccolti per la VQR, istituita ad altri fini, e chiede al costituendo coordinamento un impegno alla formulazione di proposte alternative in tema di valutazione delle riviste da sottoporre alla Agenzia Nazionale di Valutazione.
– Di Nicola sostiene che se non si avanzano proposte alternative, inevitabilmente passa il sistema di valutazione bibliometrico.
– Santambrogio trova che vi sia un ulteriore vizio del valutatore. Ponendosi come agenzia super partes, non accetta confronti con le comunità scientifiche. Bisogna dunque chiedere al valutatore che, ad esempio, il coordinamento delle riviste possa essere ascoltato. Il vulnus fondamentale è che la VQR è stata pensata per la valutazione dei Dipartimenti e dunque non può essere utilizzata per valutare la qualità delle riviste: ad esempio, le riviste pubblicano sulla base di valutazioni anonime mentre la VQR non lo è.
– Morlicchio sostiene che i criteri ANVUR siano inapplicabili alle riviste e cita di nuovo il caso degli studiosi stranieri che, non essendo soggetti alla valutazione VQR, penalizzerebbero la rivista che pubblica loro contributi. Sostiene poi la necessità di schierarsi a favore della interdisciplinarietà. E di fare valere altri criteri con cui valutare una rivista: occasioni di confronto create, dibattiti pubblici organizzati, ecc.
– Zurla: “Io credo che abbiamo già acquisito il fatto che abbiamo totalizzato un punteggio basso. E così facendo, abbiamo valorizzato altre discipline, perché vorrei sottolineare che nessuno di noi vive in un Dipartimento esclusivo di sociologia. Io credo che il problema non sia soltanto quello di constatare le performance ottenute dai sociologi, ma chiedersi il perché. Parlare di litigiosità dei sociologi è dire tutto e dire niente. È molto difficile avere a che fare con i referee o anche con noi stessi quando facciamo i referee. Ma non siamo una comunità così vasta da poter garantire l’anonimato assoluto dei referee. Dovremmo riuscire a elaborare dei criteri di generalizzazione dei risultati, di internazionalizzazione, ecc.
Siccome è una gran fatica curare le riviste e non si hanno denari per portarle avanti, è uno sforzo che facciamo soprattutto per le persone più giovani. Dobbiamo stare attenti quindi perché sono spazi in cui vi può essere la prima visibilità in termini di carriera per le nuove generazioni. Ci sono dunque diverse cose che non vanno bene, e dobbiamo metterle in fila. Anche il fatto che la VQR decida la carriera di diverse persone, passaggi da un dipartimento all’altro, ecc.”.
– Mangone sottolinea alcuni problemi: “l’ANVUR valuta la classificazione delle riviste in base alla VQR e questo è sbagliato, come è stato detto; se noi leghiamo tutti gli articoli e le valutazioni alla VQR, allora questa non serve soltanto a valutare le strutture, ma serve a valutare i singoli all’interno dei singoli Dipartimenti. Infine, una questione di carattere etico: a proposito dei referaggi, bisogna fare il mea culpa sul modo di gestire le riviste (ad esempio, non sempre si chiedono tre referaggi, oppure non sempre si cerca di dirimere i problemi che arrivano da due referaggi contrapposti, ecc.)”.
– Viviani evidenzia la discrasia tra l’anonimità dei referaggi nella valutazione degli articoli delle riviste e la non anonimità nella VQR. Inoltre, evidenzia come l’enfatizzazione delle riviste di Classe A stia diventando elemento fondamentale per le carriere. Diventa quindi fondamentale trovare qualche elemento condiviso di valutazione.
– Cesareo: “Io non amo la sociologia del lamento, anche se oggi il lamento è fondato. Sull’ANVUR: quest’estate mi sono letto un po’ di giudizi sulla valutazione e sono rimasto sconcertato, perché leggevo spesso giudizi totalmente opposti. Quindi la litigiosità è presente, o forse una sorta di complesso di inferiorità nei confronti di altre discipline, come se noi vogliamo essere più severi di altri. Altro aspetto: quello delle citazioni. Ho guardato le citazioni che utilizzano alcuni bravi autori. Molti citano se stessi, ma se guardiamo bene le citazioni, molti autori importanti riconosciuti sull’argomento non vengono citati. Infine, ultima cosa: dobbiamo discutere di più e trovare occasioni per confrontarci. Chiudo con l’auspicio che l’AIS si faccia carico di un processo di formazione comune di coloro che fanno i referaggi”.
– Perrotta: “Volevo spezzare una lancia nei confronti dei referee, anche perché noi stessi spesso lo facciamo. Non capisco questa animosità contro di loro. Poi mi chiedo quanto la VQR e l’ANVUR siano riformabili e quanto il meccanismo della valutazione sia riformabile. Infine, oggi uno dei problemi principali dell’università riguarda le scarse risorse e il numero basso di docenti e questo è uno dei problemi evidenti, che va posto, in particolare sulla precarizzazione. Ad esempio, se io guardo alla mia rivista “Etnografia e ricerca qualitativa”, non so quanti giovani che vi hanno pubblicato negli ultimi 10 anni oggi siano riusciti a entrare nell’università”.
– Ambrosini: “Direi che oggi non siamo qui a risolvere i problemi dell’università italiana né quelli della valutazione. Cercherei di restare sul punto delle riviste. Potremmo porci come obiettivo quello di identificare una serie di standard qualitativi delle riviste, la creazione di una carta della qualità delle riviste di sociologia. Parlare tra riviste potrebbe essere un’occasione poi per migliorare la qualità del nostro lavoro all’interno dei comitati di redazione. Potremmo chiederci come formulare le schede di referaggio, come accompagnare le schede di referaggio, come valorizzare i referee che hanno svolto bene il loro compito, ecc.”.
– Poli racconta un’esperienza personale: un articolo inviato a una rivista internazionale di classe A, dalla quale ha ottenuto in 3 mesi 4 referaggi e due lettere da editor, in cui vi si indicavano, punto per punto, le cose che non andavano. Dice che è stata un’esperienza formativa. Ha poi inviato lo stesso articolo, tradotto in italiano, a una rivista italiana di classe A e ha ottenuto 4 righe di referaggio. Manifesta la sua disapprovazione per quanto verificatosi. Propone la creazione di un albo dei referee.
– Perulli: “Vorrei ritornare sulle proposte: sono molto d’accordo con Ambrosini. Credo sia importante condividere una serie di standard che possano rappresentare il modo con cui lavorare e attraverso cui mostrare il nostro lavoro agli altri. Il referaggio non può essere un processo che viene visto in termini di neutralità, che deresponsabilizza una rivista, come se il risultato di questo processo fosse neutrale e oggettivo, perché questo non esiste. Non è soltanto un problema di individuare il referee: io credo fermamente che non vi sia nessuna possibilità di una valutazione completamente neutrale. Ciascun comitato scientifico di ogni rivista deve assumersi dunque le responsabilità sul processo di valutazione e quindi cercare di sottolineare la responsabilità anche etica con cui facciamo questo lavoro”.
Sassatelli: sottolinea come si possa lavorare soprattutto per mettere in comune le buone prassi. Confrontarsi è un modo per produrre un miglioramento comune. “Noi, come Rassegna Italiana di Sociologia, cerchiamo di promuovere sempre un paio di call for paper per anno, per allargare le collaborazioni, di solito curati da un autore italiano e uno straniero; e poi il comitato di redazione si riunisce sempre tre volte all’anno con un’attenzione particolare per gli articoli proposti dai giovani ricercatori. C’è anche una forte responsabilità da parte del direttore e del comitato di direzione, che cercano di valutare i referee da coinvolgere e che valutano anche l’operato del referee. Quindi mettere in comune le buone pratiche è assolutamente necessario”.
– Mete si dichiara d’accordo con Ambrosini, proponendo ad esempio la creazione della già citata “carta”, magari partendo da una ricognizione di quello che le singole riviste mettono in atto, degli strumenti che utilizzano, dei comportamenti adottati nel caso di valutazioni contrastanti.
– Santoro si dichiara d’accordo con la proposta di Ambrosini. Poi fa notare l’assenza della rivista POLIS dalla lista, invitando ad aggiungerla. Sottolinea come 46 riviste di sociologia per il 3% di personale accademico non sembrano poi così poche. Infine, dichiarandosi editor di due riviste – Sociologica e Studi culturali –, fa notare le differenze tra le due riviste (ad esempio una è di sociologia, l’altra non proprio). Dunque suggerisce di ragionare sul “chi siamo”, sulle riviste di area sociologica che forse non sono così sociologiche, sul numero così elevato di riviste presenti nella lista.
– Fargion richiama ancora l’attenzione sul problema degli autori stranieri che, non essendo valutati da ANVUR, penalizzano la rivista. E dei giovani che per fare carriera cercano sempre di più di pubblicare esclusivamente in riviste di classe A.
– Pirni lancia una proposta operativa: elaborare una scheda di referaggio comune a tutte le riviste.
– Roncarolo sottolinea che il problema è garantire, da un lato, come vengono costruite e gestite le riviste di cui ci occupiamo, dall’altro come viene effettuata la valutazione.
Al termine dell’ampia e approfondita discussione, Santambrogio propone di incaricare tre colleghi di scrivere un documento inerente al problema della valutazione, nel quale vengano presentati i principali argomenti sostenuti nella discussione e sui quali sembra esserci condivisione (ad es., il fatto che la VQR non può essere utilizzata per valutare le riviste; il tema della interdisciplinarità delle riviste; la necessità di una maggiore collaborazione tra comunità scientifiche e gruppi di lavoro ANVUR; ecc.). Un documento che possa poi essere condiviso da tutti e che possa inizare a testimoniare la realtà del coordinamento nazionale delle riviste italiane di sociologia. Propone inoltre di far girare il più possibile tale documento, una volta che sia stato approvato da tutti.
Infine, propone di aggiornare la seduta a febbraio, in una data da decidere, con l’idea di lavorare soprattutto su due questioni: 1) confrontarsi sulle modalità di referaggio; 2) pensare a criteri di valutazione della qualità delle riviste, in modo da far vedere che, da una parte, si rifiuta l’utilizzazione della VQR per la valutazione, dall’altra parte si cerca di essere propositivi.
Vengono infine individuati i tre colleghi che si occuperanno di redigere il documento: Borgna, Santambrogio, Santoro. Tale documento dovrà essere redatto dal gruppo al più presto, così da poterlo condividere in tempi stretti. Tutti sono d’accordo sulle proposte e sui nomi.
La seduta è tolta alle ore 17:45.